Da Vallo al Monte Sacro
Ho fatto ben due volte l'ascensione al monte Sacro, detto Gelbison dagli antichi, che resta poco distante da vallo della Lucania ed è il gigante tra i monti di questa contrada, raggiungendo nel suo vertice 1704 m. sul livello del mare. (..)
L'ascensione da Vallo della Lucania (400 m. sul mare) si fa in quattr'ore, e la distanza fino alla vetta è di 15 chilometri. Bisognò salire e traversare il paese di Novi Velia che resta 650 m. sul mare. Qui giunti ci venne incontro il sindaco Sig.[nor] D'Ippolito, e quello di Cannalonga Sig. Mogrovejo e con loro visitammo la parte antica del paese.
Tutti gli scrittori ritengono che Novi sia più antico di Vallo. Ha una torre quadrata nella parte culminante del paese, costruita nel sec. XVI. La chiesa parrocchiale di S. Maria dei Longobardi fu costruita nel XV sec. e restaurata nel secolo scorso, sicché non conserva più nulla di antico. Nel coro soltanto osservammo una tavola del XVI secolo simile a quelle trovate in Vallo ed in Laurino, e nella quale era effigiata la Vergine col bambino. Sembrava uscita dal pennello dell'Urbinate! Dello stesso secolo, ma di minor pregio, sono altri due quadri, uno di S. Lucia e l'altro della Madonna in mezzo a due santi.
Novi Velia fu occupata sul tramonto del IX secolo dai Longobardi; poi passò ai Normanni; le torri e le mura ci ricordano invece il dominio aragonese. Nel 1614 il suo feudo fu venduto da Ettore Pignatelli, duca di Monteleone, a Giacomo Gattara insieme a quello dei Cornuti (Vallo) di Spio (Stio), di Massascusa, di Ceraso, di Angellara, di S. Biase, di S. Barbara, di Massa, di Pattano, di Cuccaro e dei Casali di Montanara, di Eremiti, di Santonazzaro, di Fontaní (Futani), di Massicelle/ di Abate Marco, di Sammarco (S. Mauro?) e con la terra di Magliano e i casali di Magliano vetere, Capizzo, ecc. I feudatarii di quel tempo erano altrettanti baronetti!
Da Novi cominciò veramente l'ascensione al Monte Sacro. Traversammo da prima un gruppo di case detto Li Barri, dove trovammo dei bellissimi tipi di donne che lavavano i panni presso una fontana; e poi cominciammo a costeggiare il torrente Fiume freddo, alimentato da sorgenti perenni che scaturiscono a mezza costa del monte Belvedere. Le vetture femminee ci aveano preceduto, ed erano già un pezzo innanzi. Salivan su lente, mute, impettite, trasportando sulla testa delle grandi ceste ripiene delle vittime destinate ai sagrifizii epicurei e per le libazioni a Bacco. (…)
II Santuario è una chiesetta bassa scarsamente illuminata, in fondo alla quale vi è l'effigie della Vergine e tutt’intorno sulle pareti pendono i doni preziosi recati dai devoti. I doni commestibili vanno invece a far capo nel cellario dei ministri del tempio, i quali dimorano in una casa a tre piani addossata all'umile cappella. Per tutto si leggono delle iscrizioni sgrammaticate o in dialetti diversi, o si trovano date, monogrammi, segni ecc. incisi dai pellegrini sulle durissime lastre di arenaria.
Questo santuario è antichissimo. (…) Fin dal 1323 esisteva qui una chiesuola della quale si vede ancora qualche decorazione scolpita a bassorilievo sulla porta d'ingresso; tutto il resto è stato rinnovato in questi ultimi secoli. (…)
Testo tratto da:
Cosimo De Giorgi, Viaggio nel Cilento , Casalvelino, Galzerano editore, 1995, pp. 105 ss.
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